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Storia dell’Abbazia di
Santa Maria in Valdiponte

L’ Abbazia S.Maria Valdiponte in Corbiniano, detta di Montelabate è stata fondata nel X Sec. da monaci dell’Ordine Benedettino ed ha raggiunto il massimo splendore nel XII Sec.
La prima chiesa venne edificata su un Tempio romano preesistente ed in rovina.

Delle circa cento Abbazie benedettine in Umbria è stata sicuramente una delle più importanti ed efficaci nell’affermazione della Regola e nella ricostruzione del “concerto civile” dopo il collasso dell’impero romano ed i secoli di barbarie ad esso seguiti.
Ad essa vennero affidati, con i lasciti, possedimenti su trenta paesi e venti castelli di guardia contribuendo potentemente allo sviluppo del territorio che la circondava.

Nel corso del XI secolo il monastero raggiunse l’apice della propria potenza, che si basava su un notevolissimo patrimonio fondiario e sull’autorità di tipo signorile esercitata su ampi territori.

Nel XIII secolo vennero ricostruiti chiostro e chiesa, dotata di opere d’arte di pregio, affreschi e cinque tavole dipinte nella prima metà del Trecento.
Tuttavia è in questa fase che iniziarono a manifestarsi i primi segni di una crisi che sfociò nel 1405 nell’introduzione del regime commendatario. Una comunità di pochi monaci vi rimase fino al 1602, quando l’abbazia si trasformò nel centro di una vasta azienda agricola.

Nel 1749 nell’abbazia arrivarono i monaci cistercensi, che vi restarono fino all’Unità d’Italia, quando il complesso venne espropriato e posto in vendita.

Proprietà dell’Abbazia e di una vasta azienda agricola circostante è la Fondazione Gerolamo Gaslini di Genova.

La Fondazione ha come unico scopo di “sostenere, con i redditi derivanti dalla gestione dell’ingente patrimonio donato dal Fondatore, il potenziamento e la ricerca scientifica dell’Ospedale pediatrico Giannina Gaslini”

Negli ultimi 10 anni sono stati realizzati progetti di sviluppo con oltre 40 mil. di euro frutto della gestione del patrimonio di cui Montelabate rappresenta una minima parte.

La visita dell’Abbazia consente, all’osservatore/ascoltatore attento, di percepire chiaramente gli echi del passato sia storico che culturale vissuto.
Si comprende così “… il legame prodigioso fra le epoche, il legame di quanto è vivo oggi con ciò che vivo lo è stato e non lo è più, con ciò che ancora deve esserlo.” (Vasilij Grossman Il bene sia con voi! La Madonna Sistina).

Cosa vedere

IL CHIOSTRO

Il chiostro si compone di due livelli.
Il primo, come scritto in uno dei capitelli, fu terminato sotto l’abate Oratore (1205-1222), mentre il secondo fu aggiunto negli ultimi decenni del XIII secolo.

Tuttavia l’esistenza di un chiostro è già documentata dal 1195, e visto che per l’edificazione di quello attuale sono state utilizzate parti di colonne di recupero databili anche al IX-X secolo, è ipotizzabile la presenza di un chiostro più antico in precedenza.

LA CRIPTA

La cripta è la parte più antica dell’attuale struttura abbaziale e risale probabilmente alla prima metà dell’XI secolo.

In una nicchia della cripta sono presenti alcuni frammenti di un affresco databile all’inizio del Trecento che raffigurava probabilmente una Vergine col Bambino.
Si vede ancora inginocchiato l’abate committente dell’affresco.

SALA DEL CAPITOLO

La sala del Capitolo era il luogo in cui i monaci si riunivano per dirimere le questioni importanti riguardanti la vita abbaziale.

L’ambiente preserva ancora affreschi di rilievo attribuiti al pittore denominato “Maestro di Montelabate”, protagonista della pittura perugina di fine Duecento. In essi sono rappresentati: San Benedetto, una Vergine col Bambino, il committente inginocchiato, la Crocifissione con la Vergine e san Giovanni.

E’ presente inoltre una piccola bifora la cui colonnina di riutilizzo risale alla fase più antica dell’abbazia.

LA CHIESA E I SUOI ALTARI QUATTROCENTESCHI

Tra la seconda metà del ‘200 e gli inizi del ‘300 fu costruita l’attuale chiesa, più grande e in posizione sopraelevata rispetto alla precedente.

Essa, a navata unica, divisa in tre campate e con abside poligonale ricalca il modello della Basilica Superiore di Assisi. Il portale e il rosone sulla facciata sono attribuiti alla bottega del “Maestro ricamatore”, così chiamato per la sua spiccata propensione alla ricchezza decorativa, che operò al portale della basilica inferiore di Assisi.

Fin dal ‘300 la chiesa ospitò importanti dipinti di Meo da Siena e dei suoi seguaci oggi conservati alla Galleria Nazionale dell’Umbria. I due altari laterali, uno dipinto nel 1488 da Bartolomeo Caporali, l’altro attribuito a Fiorenzo di Lorenzo del 1492, rappresentano una Vergine col Bambino e Santi e una Crocifissione.
I santi raffigurati, tra cui spiccano San Sebastiano e San Rocco, erano quelli abitualmente invocati contro la peste.

LA PIU' ANTICA RAPPRESENTAZIONE DELLA CITTA' DI PERUGIA

Questa tavola bifronte, ovvero dipinta da entrambi i lati, fu dipinta intorno alla metà del Trecento e presenta l’effige di San Pietro e Sant’Ercolano.

Proprio quest’ultimo è raffigurato con in mano una piccola immagine della città di Perugia, la più antica al momento nota. La tavola si trova attualmente alla Galleria Nazionale dell’Umbria.