Storia dell’abbazia di Santa Maria in Valdiponte
Dell’abbazia possiamo ricostruire la storia dal 969, quando papa Giovanni XIII affidò all’abate Pietro il compito di ricostruire il monastero e di ripristinare la vita monastica sotto la regola di san Benedetto; dopo questa data l’abbazia divenne rapidamente una delle realtà ecclesiastiche più potenti e prestigiose del territorio perugino.
Nel corso del XI secolo il monastero raggiunse l’apice della propria potenza, che si basava su un notevolissimo patrimonio fondiario e sull’autorità di tipo signorile esercitata su ampi territori.
Nel XIII secolo vennero ricostruiti chiostro e chiesa, dotata di opere d’arte di pregio, affreschi e cinque tavole dipinte nella prima metà del Trecento. Tuttavia è in questa fase che iniziarono a manifestarsi i primi segni di una crisi che sfociò nel 1405 nell’introduzione del regime commendatario. Una comunità di pochi monaci vi rimase fino al 1602, quando l’abbazia si trasformò nel centro di una vasta azienda agricola.
Nel 1749 nell’abbazia arrivarono i monaci cistercensi, che vi restarono fino all’Unità d’Italia, quando il complesso venne demaniato e posto in vendita.
Dal 1952 è proprietà della Fondazione Gaslini di Genova.
Cosa vedere
Il chiostro:
Il chiostro si compone di due livelli. Il primo, come scritto in uno dei capitelli, fu terminato sotto l’abate Oratore (1205-1222), mentre il secondo fu aggiunto negli ultimi decenni del XIII secolo. Tuttavia l’esistenza di un chiostro è già documentata dal 1195, e visto che per l’edificazione di quello attuale sono state utilizzate parti di colonne di recupero databili anche al IX-X secolo, è ipotizzabile la presenza di un chiostro più antico in precedenza.
La cripta:
La cripta è la parte più antica dell’attuale struttura abbaziale e risale probabilmente alla prima metà dell’XI secolo. In una nicchia della cripta sono presenti alcuni frammenti di un affresco databile all’inizio del Trecento che raffigurava probabilmente una Vergine col Bambino. Si vede ancora inginocchiato l’abate committente dell’affresco.
La sala del Capitolo:
La sala del Capitolo era il luogo in cui i monaci si riunivano per dirimere le questioni importanti riguardanti la vita abbaziale. L’ambiente preserva ancora affreschi di rilievo attribuiti al pittore denominato “Maestro di Montelabate”, protagonista della pittura perugina di fine Duecento. In essi sono rappresentati: San Benedetto, una Vergine col Bambino, il committente inginocchiato, la Crocifissione con la Vergine e san Giovanni. E’ presente inoltre una piccola bifora la cui colonnina di riutilizzo risale alla fase più antica dell’abbazia.
La chiesa e i suoi altari quattrocenteschi:
Tra la seconda metà del ‘200 e gli inizi del ‘300 fu costruita l’attuale chiesa, più grande e in posizione sopraelevata rispetto alla precedente. Essa, a navata unica, divisa in tre campate e con abside poligonale ricalca il modello della Basilica Superiore di Assisi. Il portale e il rosone sulla facciata sono attribuiti alla bottega del “Maestro ricamatore”, così chiamato per la sua spiccata propensione alla ricchezza decorativa, che operò al portale della basilica inferiore di Assisi. Fin dal ‘300 la chiesa ospitò importanti dipinti di Meo da Siena e dei suoi seguaci oggi conservati alla Galleria Nazionale dell’Umbria. I due altari laterali, uno dipinto nel 1488 da Bartolomeo Caporali, l’altro attribuito a Fiorenzo di Lorenzo del 1492, rappresentano una Vergine col Bambino e Santi e una Crocifissione. I santi raffigurati, tra cui spiccano San Sebastiano e San Rocco, erano quelli abitualmente invocati contro la peste.
Curiosità
Il documento più antico
Questo documento risale al 995 e consiste in un lascito testamentario in favore dell’Abbazia di S. Maria di Valdiponte. Si tratta del documento più antico presente all’Archivio di Stato di Perugia; infatti la vasta mole di documenti prodotti nel corso dei secoli dall’Abbazia di S. Maria di Valdiponte è attualmente ivi conservata. L’inventario e i regesta del fondo pergamenaceo sono consultabili online al link: http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=662600035
La più antica rappresentazione della città di Perugia
Questa tavola bifronte, ovvero dipinta da entrambi i lati, fu dipinta intorno alla metà del Trecento e presenta l’effige di San Pietro e Sant’Ercolano. Proprio quest’ultimo è raffigurato con in mano una piccola immagine della città di Perugia, la più antica al momento nota. La tavola si trova attualmente alla Galleria Nazionale dell’Umbria.